Oggi circa il 20% dei bambini presenta una difficoltà nel calcolo, anche se alcune stime identificano solo il 2,5% della popolazione scolastica con queste caratteristiche associate ad altri disturbi e una percentuale dello 0,5% con disturbo di calcolo o DCE. (Lucangeli e Cornoldi, 2007; Lucangeli et al.,2009).

Ai fini della diagnosi di DSA si assumono i criteri diagnostici dell’ICD-10 (International statistical classification of desease and related health problems).

La definizione del disturbo noto come “Discalculia Evolutiva” presente nell’ICD 10 è la seguente: “Si tratta di un disturbo in cui la principale caratteristica è una specifica compromissione delle abilità aritmetiche che non è solamente spiegabile in base ad un ritardo mentale generale o ad una istruzione scolastica inadeguata. Il deficit riguarda la padronanza delle capacità di calcolo fondamentali come addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione piuttosto che delle capacità di ragionamento matematico più astratto coinvolte nell’algebra, nella trigonometria, nella geometria o nel calcolo”.

 

Quali sono le caratteristiche della discalculia?

Le principali difficoltà che si riscontrano in un soggetto discalculico si verificano sia a carico del numero che del calcolo; quelle più significative sono le seguenti:

  • Realizzazione grafica del numero;
  • Confusione tra i simboli algebrici;
  • Difficoltà nel cambio di decine;
  • Omissione di numeri;
  • Difficoltà nel recupero del risultato del calcolo rapido;
  • Difficoltà nell’incolonnamento;
  • Difficoltà nello svolgimento dei problemi;
  • Difficoltà nella lettura e scrittura dei numeri.

Possiamo dividere l’area logico-matematica in diverse sottocategorie: senso del numero, area del numero, area del calcolo, risoluzione dei problemi. 

Le disfunzioni neurobiologiche alla base dei disturbi di apprendimento vanno a interferire con il normale processo di acquisizione della lettura, della scrittura e del calcolo.

I fattori ambientali – rappresentati dalla scuola, dall’ambiente familiare e dal contesto sociale – si intrecciano con quelli neurobiologici e contribuiscono a determinare il fenotipo del disturbo e un maggiore o minore disadattamento.

La discalculia si manifesta con difficoltà negli automatismi del calcolo e nella elaborazione dei numeri e possono influenzare la lettura-scrittura del numero o anche eseguire calcoli oralmente e per iscritto. Questo implica una difficoltà nel mantenimento, recupero e la corretta applicazione delle procedure.

La Consensus Conference (PARCC, 2007) identifica le due differenze principali della discalculia:

  • la prima è caratterizzata a causa di una debolezza nella strutturazione cognitiva della componente numerica (quantificazione, serializzazione, comparazioni, strategia del calcolo a mente);
  • la seconda comprende difficoltà di acquisire le procedure e gli algoritmi del calcolo. (lettura, scrittura, incolonnamento del numero algoritmo del calcolo scritto).

Questa classificazione si ispira agli studi di Butterworth (2005), il quale presuppone che la capacità di calcolo sia innata e che la discalculia sia una “cecità numerica”; tale studioso, ha ipotizzato l’esistenza di un «cervello matematico», una struttura innata specializzata nel categorizzare il mondo in termini di numerosità.

In particolare, secondo Butterworth, il modulo cognitivo numerico si attiva automaticamente quando veniamo alla luce: non possiamo infatti guardare il mondo senza ricavare la numerosità di ciò che vediamo, così come non possiamo fare a meno di ammirarne i colori.

Tuttavia, affermare che nascere predisposti all’intelligenza numerica implica anche riconoscere che, per qualche motivo, possiamo nascerne sprovvisti: come vi sono persone che nascono cieche ai colori, così vi possono essere persone che nascono cieche ai numeri.

In questo senso la discalculia evolutiva viene qui spiegata come un disturbo causato da disfunzioni neuropsicologiche che compromettono la capacità di rappresentare ed elaborare la numerosità

Nei bambini con questo profilo di discalculia, sono presenti notevoli difficoltà nell’esecuzione dei compiti di calcolo fin dall’inizio anni di vita, cioè i bambini non sono in grado di rappresentare ed elaborare la numerosità.

 

Quali sono i criteri diagnostici della discalculia

La diagnosi di Discalculia Evolutiva si inserisce all’interno della valutazione neuropsicologica complessiva delle capacità di un bambino e/o ragazzo, che impone di indagare anche le sue abilità cognitive, linguistiche, le funzioni esecutive e le capacità relative agli apprendimenti di base della lettura e della scrittura.

Solo un’indagine completa, infatti, può consentire di inquadrare un’eventuale Discalculia all’interno di un profilo di disturbo puro, oppure associato ad altri disturbi di apprendimento quali Dislessia o Disortografia, come frequentemente si osserva, o in comorbilità con altri disturbi del linguaggio, delle abilità di coordinazione motoria, di attenzione o altri disturbi.

La diagnosi di Discalculia Evolutiva impone al clinico l’uso di test per l’individuazione del disturbo, tra questi si possono distinguere Prove definite di primo livello, che consentono di effettuare uno screening di base come:

  • batteria per la valutazione dell’intelligenza numerica in bambini da 4 a 6 anni (Molin, Poli, Lucangeli, 2007) BIN 4-6. Si tratta di uno strumento che consente di identificare il profilo di sviluppo delle abilità di base implicate nella cognizione numerica. Il confronto con i dati normativi permette di individuare profili a rischio e dunque di progettare adeguate strategie di potenziamento; 
  • batterie di valutazione delle abilità di calcolo scritto e a mente: a) AC-MT 6-10 (Cornoldi, Lucangeli e Bellina, 2002) per le classi della scuola primaria; b) AC-MT 11-14 (Cornoldi e Cazzola, 2004). per la scuola secondaria inferiore

Per una valutazione di secondo livello, vengono utilizzati test di approfondimento come;

  • test ABCA di valutazione del calcolo aritmetico (Lucangeli, Tressoldi e Fiore, 1998); 
  • BDE, batteria per la valutazione della discalculia evolutiva (Biancardi e Nicoletti, 2004); 
  • il software Discalculia Test di Lucangeli, Tressoldi, Molin, Poli e Zorzi (2009).

I fatti numerici, insieme al processamento numerico, sono considerati criteri cruciali per indagare il disturbo del calcolo (Geary, 1993; Landerl, Bevana e Butterworth, 2004).

Una mancata automatizzazione può essere dovuta a deficit di memoria semantica, che causano difficoltà nel immagazzinare i fatti numerici nella memoria a lungo termine e nel recuperarli, o a deficit nel processo stesso di recupero per difficoltà di inibizione delle informazioni irrilevanti (Ianes, Lucangeli e Mammarella, 2010).

Attraverso un’analisi dettagliata e curata è possibile individuare e capire se il disturbo è isolato oppure associato a Dislessia, Disortografia o Disgrafia.

È importante ricordare che, molto spesso, possono sorgere dei sintomi secondari:

  • a carico dell’organizzazione spaziale (difficoltà nella gestione degli spazi, nelle sequenze, disordine o ordine);
  • a carico dell’organizzazione temporale (difficoltà nella gestione temporale, nel concetto di prima e dopo);
  • nell’area di coordinazione oculo-manuale;
  • nel linguaggio.

 

Trattamenti per la discalculia e prognosi

Solo dopo aver individuato, attraverso una valutazione funzionale, il disturbo si può procedere con un trattamento mirato e personalizzato.

Il processo che parte dalla valutazione iniziale fino alla programmazione dell’intervento di potenziamento è il seguente: la valutazione iniziale viene attuata attraverso test oggettivi, e consente di individuare una o più aree carenti nel profilo del bambino in base al principio di discrepanza nel dominio specifico interessato.

Una volta individuata l’area carente, è possibile programmare il percorso di potenziamento più adeguato rispetto al profilo funzionale del bambino, che deve essere specifico, ovvero volto a promuovere l’acquisizione delle abilità più deboli.

Il percorso che si intraprende prevede dunque la creazione di attività mirate all’acquisizione del livello immediatamente successivo per ciascuna abilità da potenziare.

Alla fine del percorso di potenziamento è inoltre possibile valutarne l’efficacia attraverso la ripetizione delle prove di valutazione iniziali.

A questo punto appare necessario descrivere quali sono gli strumenti di valutazione che consentono di individuare i punti di debolezza del profilo del bambino.

 

BIBLIOGRAFIA

BDE Batteria discalculia evolutiva,Test per la diagnosi dei disturbi dell’elaborazione numerica e del calcolo in età evolutiva – 8-13 anni. Andrea Biancardi, Christina Bachmann e Claudia Nicoletti
Intelligenza numerica, prima infanzia. Erickson Daniela Lucangeli, Adriana Molin Silvana Poli.
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P. Crispiani, C. Giaconi, La sindrome di Jack. Smarrimento cognitivo sequenziale, ovvero “I bambini che si perdono nelle sequenze”, Junior, Bergamo 2008
Crispiani P. Dislessia come disprassia sequenziale. La sindrome dislessica.Dalla diagnosi al trattamento. Le pratiche ecologico-dinamiche, Edizioni Junior, 2011
La dislessia e i disturbi specifici di apprendimento Teoria e prassi in una prospettiva inclusiva A cura di Giovanni Simoneschi ANNALI DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE 2/2010 DISCALCULIA EVOLUTIVA SÌ – DISCALCULIA EVOLUTIVA NO?! CONTRIBUTO DELLA RICERCA COGNITIVA
Consensus Conference (2009). Disturbi evolutivi specifici dell’apprendimento. AID, Trento, Ed. Erickson. Cornoldi, C., Lucangeli, D. (2004). Arithmetic education and learning disabilities in Italy. Journal of Learning Disabilities, 37(1), 42-49
Lucangeli, D. & Cornoldi, C. (2007). Disturbi del Calcolo. In C. Cornoldi (a cura di), Difficoltà e disturbi dell’apprendimento. Bologna: Il Mulino. Lucangeli, D., Iannitti, A. & Vettore, M. (2007). Lo sviluppo dell’intelligenza numerica. Roma: Carocci. Lucangeli, D., Poli, S. & Molin, A. (2003). L’intelligenza Numerica Voll. 1-2-3. Trento: Erickson.