Le cause ricorrenti dell’afasia e l’approccio riabilitativo in CAA
Laura Lorusso
Aggiornamento - 11:00 del 26/04/23
Indice
Con il termine afasia, si intende un disturbo che inficia le abilità linguistiche, di produzione orale, scrittura, comprensione e di conseguenza sulla competenza comunicativa della persona.
L’area designata al coordinamento del linguaggio risiede solitamente nella parte sinistra del cervello, nel lobo frontale e temporale anche se alcune persone possono avere questa funzionalità collocata nell’area destra del cervello.
L’afasia è una patologia che interessa con prevalenza gli anziani ma può colpire persone di ogni età, giovani e anche bambini; essa può manifestarsi in maniera improvvisa in seguito ad un trauma oppure sopraggiungere in modo progressivo quando la causa è una malattia neurologica oppure un tumore cerebrale.
A partire dalla sede e dall’entità della lesione, la persona con afasia può riscontrare difficoltà maggiori o minori nel parlare, nella comprensione verbale, nella scrittura e nella lettura. Ciò determina una limitazione alla partecipazione nelle attività di vita quotidiana della persona; pertanto, al fine di limitare l’impatto sociale e garantire un aumento della qualità di vita della persona è opportuno considerare l’implemento di interventi e strategie di Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA).
Quali sono le cause dell’afasia?
Come abbiamo detto l’afasia può sopraggiungere in maniera immediata in seguito a un evento traumatico oppure ad un ictus. In altri casi, quando l’insorgere dell’afasia dipende dall’avanzamento di una patologia ad essa collegata, come nel caso dei tumori o di malattie degenerative, l’afasia ha un andamento graduale e progressivo.
Il miglioramento delle capacità comunicative, cognitive e linguistiche a distanza di mesi o addirittura anni dall’insorgenza del disordine, è stato evidenziato in diverse persone (Jungblut, Suchanek e Gerhard, 2009; Rijntjes, 2006), tuttavia, nella maggior parte dei casi la comunicazione, sia in entrata che in uscita, risulta meno efficiente ed efficace di quella precedente l’evento traumatico. L’approccio della CAA, però, può supportare e facilitare la persona in tutte le fasi temporali del disturbo, dall’evento lesivo alla fase post-acuta fino alla cronicizzazione del deficit.
Per impostare un intervento di CAA i clinici devono conoscere le competenze cognitive e linguistiche della persona con afasia (Garrett e Kimelman, 2000) e dovranno, inoltre, valutare le competenze sensoriali, motorie, rappresentative e comunicative. Sovente, infatti, l’intervento riabilitativo si sviluppa a partire dalla tipologia di afasia (Wernicke, Broca, di conduzione, ecc.) quindi sulla base di sintomi osservabili come deficit di ripetizione, comprensione, denominazione, linguaggio, scrittura ecc. sottostimando l’importanza dell’osservazione e valutazione delle competenze comunicative globali e dei bisogni comunicativi della persona.
Approccio riabilitativo in CAA
Nell’ambito della CAA è usuale, per stabilire l’intervento e le strategie di comunicazione, fare riferimento al Modello della Partecipazione (Beukelman & Mirenda, 1988) che pone l’accento sull’analisi del bisogno comunicativo e la partecipazione della persona in tutti i suoi ambienti di vita. Spesso, conseguentemente ad una patologia come l’afasia, la persona può riscontrare limitazioni nella partecipazione e perdita dei ruoli sociali. Infatti, molte persone sono costrette a lasciare il lavoro, altre a trasferirsi con un caregiver oppure ad essere istituzionalizzate, determinando un cambio radicale delle attività e pattern di partecipazione antecedenti l’evento patologico. La conoscenza di tutti questi elementi in relazione agli ambienti di vita permette di individuare le reali opportunità di partecipazione e le strategie di CAA da implementare.
Un altro strumento di assessment, molto interessante, proposto da Garrett e Beukelman nel 1992 per i comunicatori con afasia chiamato “Categorical Assessment” consente ai clinici, attraverso delle checklist, di fare un appaiamento tra le capacità della persona, a partire da competenze comunicative presenti o emergenti, e le strategie di CAA da introdurre (Beukelman & Mirenda, 2013). Questo sistema di classificazione distingue le persone che possono apprendere in modo indipendente l’uso di strategie di CAA per comunicare e quelle che necessitano di supporto del partner comunicativo parlante per attuarle.
In conclusione, l’approccio di CAA per persone con afasia si basa su strategie multimodali di comunicazione quali linguaggio orale residuo, gesti, scrittura e modalità esterne di rappresentazione come ausili, ad alta e bassa tecnologia, che permettano alla persona di essere supportata nella comprensione verbale, nell’espressione di bisogni, preferenze, quindi di autodeterminarsi e, infine, di partecipare, con maggiore autonomia, nelle attività di vita significative per l’individuo (Beuckelman & Mirenda, 2013).
Aggiornamento - 11:00 del 26/04/23