Tra i disturbi del neurosviluppo, la disfasia rappresenta una delle condizioni più complesse e spesso meno comprese nell’ambito dei disturbi del linguaggio.

Si tratta di un disturbo evolutivo specifico che interessa in modo significativo le capacità linguistiche, sia nella produzione che nella comprensione del linguaggio verbale, con un impatto importante sullo sviluppo comunicativo, cognitivo e sociale del bambino

Scopriamone di più.

 

Cos’è la disfasia?

Si distinguono generalmente due forme principali di disfasia:

  • disfasia espressiva: le difficoltà riguardano prevalentemente la produzione del linguaggio. In questo caso il lessico è limitato, le frasi sono poco articolate e si riscontrano frequenti errori morfosintattici;
  • disfasia recettiva: è caratterizzata da una compromissione della comprensione linguistica, il bambino fa fatica ad attribuire significato alle parole e a comprendere frasi, anche semplici.

Nella maggior parte dei casi, le componenti espressive e recettive risultano entrambe coinvolte, dando origine a quadri clinici misti, in cui le difficoltà nella comprensione e nella produzione si influenzano reciprocamente, incidendo in modo rilevante sulla comunicazione e sull’interazione del bambino con il contesto sociale e familiare.

Il termine “disfasia” ha subìto nel tempo una trasformazione concettuale. Sebbene esso sia ancora diffuso nella pratica clinica, è stato in parte sostituito da definizioni più attuali come Disturbo primario del linguaggio (DPL) o, in ambito internazionale, Developmental Language Disorder (DLD), secondo la classificazione proposta dal gruppo di esperti CATALISE. 

Si tratta di una condizione che emerge precocemente nello sviluppo e si protrae per tutta l’età evolutiva, con una variabilità individuale nei tempi e nei modi di manifestazione.

I bambini con Disturbo del Linguaggio Evolutivo (DLD) presentano una vasta gamma di difficoltà linguistiche, ma i deficit nella morfologia flessionale sono considerati una caratteristica distintiva del disturbo. È, inoltre, molto probabile che mostrino deficit nella velocità di elaborazione

Una distinzione importante da fare è quella tra disfasia e afasia:

  • la prima è una condizione neuroevolutiva che si manifesta sin dalla prima infanzia;
  • la seconda è un disturbo acquisito del linguaggio, solitamente a seguito di un danno cerebrale in età adulta o infantile (es. ictus, trauma cranico).

 

Le cause della disfasia

Le cause della disfasia non sono univoche e, ad oggi, la comunità scientifica la considera una condizione multifattoriale, in cui fattori genetici, neurobiologici e ambientali concorrono a determinare la comparsa del disturbo.

È possibile affermare che esiste una componente ereditaria significativa: molti bambini con disfasia hanno familiari con una storia di disturbi del linguaggio o dell’apprendimento. Dal punto di vista neurobiologico, sono state osservate atipie nei circuiti cerebrali deputati all’elaborazione del linguaggio, in particolare a livello del giro temporale superiore e delle aree perisilviane dell’emisfero sinistro.

Nonostante le cause della disfasia non siano ancora completamente comprese, la ricerca ha evidenziato diversi fattori di rischio:

  • fattori genetici e neurologici: numerosi studi suggeriscono una predisposizione familiare al disturbo, con la presenza di alterazioni nei circuiti neurali del linguaggio;
  • complicazioni perinatali: la prematurità, sofferenze neonatali o difficoltà nel parto possono aumentare il rischio di sviluppare disturbi del linguaggio;
  • disturbi dello sviluppo correlati: in alcuni casi, la disfasia può coesistere con altre difficoltà, come deficit di attenzione, disturbi motori o difficoltà nell’elaborazione uditiva.

 

Sintomi e segnali della disfasia

I segnali d’allarme variano a seconda della gravità e della componente linguistica maggiormente compromessa.

Alcuni dei sintomi più frequenti sono:

  • difficoltà nell’espressione verbale: vocabolario limitato, frasi brevi e poco articolate, omissioni di parole funzionali;
  • difficoltà nella comprensione: scarsa capacità di seguire indicazioni, difficoltà a comprendere domande o racconti semplici;
  • ritardo significativo nell’acquisizione del linguaggio;
  • problemi nella costruzione delle frasi e nell’uso corretto della morfosintassi (accordi, coniugazioni verbali, pronomi);
  • difficoltà fonologiche: errori di pronuncia persistenti e difficoltà nella discriminazione dei suoni.

 

Diagnosi e quando rivolgersi a uno specialista

La diagnosi precoce è fondamentale. È consigliabile rivolgersi a uno specialista già intorno ai 24-30 mesi se il bambino:

  • usa meno di 50 parole;
  • non combina parole in frasi;
  • ha difficoltà a farsi comprendere anche dai familiari.

La valutazione prevede:

  • test linguistici standardizzati, come la Batteria per la Valutazione del Linguaggio (BVL), il Test del Linguaggio Recettivo ed Espressivo (TROG, PVL), e strumenti osservativi;
  • il coinvolgimento del neuropsichiatra infantile, per escludere o confermare la presenza di quadri clinici complessi;
  • eventuali indagini neurologiche e audiologiche di supporto.

 

Rimedi e trattamenti per la disfasia

Il principale intervento per la disfasia è rappresentato dalla terapia logopedica, che deve essere altamente personalizzata e adattata alle specifiche caratteristiche del bambino.

Il percorso riabilitativo ha l’obiettivo di sostenere e sviluppare le diverse componenti del linguaggio attraverso attività mirate che coinvolgono:

  • la stimolazione della comprensione verbale e l’arricchimento del vocabolario;
  • il consolidamento delle competenze morfosintattiche, ovvero della struttura grammaticale delle frasi;
  • il potenziamento delle abilità metalinguistiche e narrative, fondamentali per la costruzione del pensiero e per l’interazione scolastica e sociale;
  • lo sviluppo della consapevolezza fonologica, abilità che permette di percepire, riconoscere e manipolare i suoni del linguaggio, utile anche per l’apprendimento della lettura e della scrittura.

Nel lavoro clinico, vengono utilizzate tecniche che si sono dimostrate efficaci nel facilitare l’apprendimento linguistico:

  • il modellamento linguistico: l’offerta di un linguaggio adulto chiaro, ricco e ben strutturato;
  • la stimolazione multimodale: integra parola, gesto, immagini e contesto;
  • l’uso di supporti visivi e la narrazione condivisa: offrono al bambino occasioni naturali di ascolto, comprensione e produzione.

 

Il ruolo della famiglia nel percorso terapeutico

Un elemento fondamentale per il successo dell’intervento è il coinvolgimento attivo della famiglia.

I genitori non sono semplici osservatori, ma diventano veri e propri alleati terapeutici, capaci di sostenere lo sviluppo comunicativo del bambino nella quotidianità.

Attraverso una formazione adeguata (denominata parent training), imparano a utilizzare strategie di stimolazione del linguaggio, che rafforzano quanto appreso durante le sedute logopediche e favoriscono la generalizzazione delle competenze.

 

L’uso delle tecnologie a supporto del linguaggio

In alcuni casi, gli strumenti tecnologici possono rappresentare un valido alleato nel percorso terapeutico.

App educative, software di Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA), libri interattivi e materiali digitali possono aiutare il bambino a consolidare le competenze linguistiche in modo motivante e personalizzato.

L’inserimento di questi strumenti deve sempre avvenire sotto la guida del logopedista, per garantirne l’uso efficace e coerente con gli obiettivi terapeutici.

 

Prospettive e decorso

Con un trattamento continuativo e personalizzato, molti bambini con disfasia riescono a sviluppare una competenza fonologica adeguata, che consente loro di partecipare con maggiore efficacia alla vita scolastica e sociale.

Tuttavia, è importante sottolineare che alcune fragilità possono persistere nel tempo, soprattutto in ambiti più complessi come il linguaggio scritto, la narrazione o l’apprendimento scolastico.

Per questo motivo, è fondamentale un monitoraggio a lungo termine, che accompagni il bambino anche durante l’età scolare, garantendo supporti adeguati in base alle sue esigenze evolutive.