Lo School Book e il ruolo dell’insegnante
Team Feel My Voice
Aggiornamento - 09:50 del 14/11/24
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Domenica Arrigoni è una pedagogista clinica, formatrice e preside della scuola paritaria dei Padri Barnabiti di Lodi, il Collegio San Francesco; ha iniziato la sua carriera professionale come docente e dall’esperienza di insegnante ha colto la necessità di trovare strategie e metodologie utili ad una didattica inclusiva.
Dopo un master di specializzazione sull’individuazione precoce e sul trattamento dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), ha deciso di promuovere e coordinare un team di docenti formati sulla tematica dei DSA e della gestione degli alunni con Deficit di Attenzione.
Con sempre un’attenzione al mondo della disabilità nella scuola, collabora con AGIDAE Labor come formatore di docenti, coordinatori didattici e educatori.
Abbiamo deciso di parlare con lei dello School Book, il libro digitale in Comunicazione Aumentativa Alternativa che può essere installato su qualsiasi PC, tablet o lavagna interattiva per favorire l’apprendimento e l’inclusione del bambino nella classe.
Qual è il ruolo principale del docente nella creazione di School book adattati per studenti con difficoltà comunicative?
All’interno del processo di creazione di uno School Book, il docente svolge un ruolo fondamentale: egli è, infatti, il perno utile a coniugare le competenze didattiche e metodologiche rivolte al gruppo classe e allo studente con fragilità, quelle relative ai saperi da sviluppare previsti dalle Indicazioni Nazionali per la scuola Primaria e quelle della applicazione delle tecnologie alla didattica delle discipline
Il docente che implementa School Book nella propria didattica quotidiana rileva che lo strumento, nato primariamente per essere il libro di testo di riferimento per gli studenti con gravi difficoltà di linguaggio, è un supporto che risponde a molti bisogni dell’intera classe, favorendo il processo di inclusione di tutti gli alunni.
Quando la maestra tiene una lezione utilizzando School Book, comprende che con un unico strumento raggiunge contemporaneamente tutti gli studenti della sua classe, ciascuno con il proprio bisogno.
In questo modo:
- cattura meglio l’attenzione degli alunni che non hanno particolari difficoltà agevolati dalle spiegazioni rappresentate con immagini, testi, esercizi, laboratori interattivi, suoni e voci;
- consente agli studenti con fragilità derivate da Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e Disturbi dell’Attenzione di seguire la lezione senza personalizzazioni particolari, perché School Book, arricchito da schemi e mappe concettuali, si configura come strumento compensativo;
- permette agli alunni con disabilità, affiancati dall’insegnante di sostegno, di rimanere all’interno della classe, di utilizzare un testo come i compagni e di non dover più vivere quella sensazione di isolamento che purtroppo ancora oggi caratterizza l’esperienza scolastica di molti bambini e studenti con disabilità.
Può condividere qualche esempio concreto di come un School book ben progettato abbia fatto la differenza nel percorso educativo di uno studente?
Tramite questo approccio sistemico, Matteo, un alunno con Sindrome di Down con gravi compromissioni cognitive e del linguaggio, ha potuto raggiungere competenze didattiche, di socialità e autonomie che non riusciva ad ottenere con una didattica tradizionale.
Trovo che School Book sia un valore aggiunto nel favorire la connessione tra coloro che vivono intorno al bambino: l’esperienza maturata all’interno della mia scuola ha evidenziato come, lungo tutto il percorso di costruzione del Progetto Educativo Individualizzato, l’inserimento di School Book abbia reso necessario l’incontro e il dialogo tra la scuola – promotrice dell’introduzione dello School Book – e la famiglia di Matteo.
I famigliari, dopo aver compreso il valore aggiunto offerto al figlio dall’utilizzo di School Book a scuola, hanno deciso di continuare l’uso anche a casa, consentendo lo svolgimento di piccole esercitazioni che il bambino poteva svolgere autonomamente in ambito domestico.
Inizialmente per Matteo, per via della gravità del quadro generale che presentava, la scuola non sarebbe potuta essere luogo di apprendimenti – perché, nonostante i tentativi fatti, il piccolo aveva difficoltà e rifiutava di apprendere forme di comunicazione che lo potevano agevolare – ma solo un luogo dove trascorrere del tempo circondato dalle cure e dalle attenzioni di persone che lo hanno ben accolto.
È tramite School Book che Matteo ha imparato a conoscere e utilizzare la CAA, a trascorrere molto più tempo all’interno della classe, a incrementare le sue conoscenze, a fare verifiche e essere valutato, a sperimentare la scuola come qualsiasi studente.
Sono sempre più convinta che School Book dovrebbe essere presente in ogni classe, soprattutto in un momento come quello odierno dove ci sono tante tipologie di bisogni differenti.
Questo strumento può agevolare gli alunni, ma anche essere un valido supporto agli insegnanti che troppo spesso sono chiamati a differenziare i loro interventi didattici e metodologici portando molto spesso a farli perdere di efficacia.
Aggiornamento - 09:50 del 14/11/24