Le malattie rare colpiscono circa 2 milioni di persone in Italia, con il 70% dei casi che coinvolgono soggetti in età pediatrica. 

Si tratta di patologie complesse che possono coinvolgere diversi organi o apparati. Più del 40% di esse colpisce il sistema nervoso centrale, periferico e il muscolo, determinando una varietà di sintomi che influenzano lo sviluppo neuropsichico del bambino e possono causare disabilità gravi, coinvolgendo le funzioni motorie, cognitive, comunicative e sociali.

Il supporto adeguato e l’uso di strumenti specifici per la comunicazione sono fondamentali per migliorare la qualità della vita di chi ne soffre e delle loro famiglie. 

Ecco un approfondimento su alcune di queste rare malattie, dalle caratteristiche ai possibili trattamenti.

 

SLA – Sclerosi Laterale Amiotrofica

La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), anche nota come “Morbo di Lou Gehrig”, “Malattia di Charcot” o “Malattia del motoneurone”, è una patologia neurodegenerativa che comporta una perdita progressiva dei motoneuroni superiori ed inferiori, ovvero le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale responsabili dei movimenti muscolari volontari.

Questa condizione porta alla perdita progressiva delle capacità motorie, compromettendo la capacità di muoversi, parlare, mangiare e respirare. I sintomi iniziali possono includere debolezza muscolare, crampi, spasmi muscolari e difficoltà nella parola e nella deglutizione.

Quello che rende la SLA particolarmente difficile è che, nonostante la progressiva paralisi muscolare, la mente rimane intatta e vigile, imprigionata in un corpo sempre più immobile. 

Tuttavia, sebbene nella maggior parte dei casi la cognizione rimanga intatta, in un 15% di pazienti possono verificarsi alterazioni cognitive del tipo di demenza fronto-temporale.

La progressione della SLA è lenta, e può variare significativamente da un paziente all’altro.

A seconda di quali sintomi compaiono per primi, la SLA è classificata ad esordio agli arti (debolezza di braccia e gambe) o ad esordio bulbare (difficoltà a parlare e deglutire).

  • le funzioni motorie possono deteriorarsi gradualmente fino all’immobilità, con compromissione della masticazione, della deglutizione e del poter parlare;
  • in stadi più avanzati, si può sviluppare una paralisi respiratoria, con la necessità a ricorrere alla ventilazione meccanica; 
  • gli organi interni e i sensi non sono interessati e, insieme alle funzioni cognitive e genitali, rimangono intatti. 

Le cause della malattia sono in gran parte sconosciute, sebbene negli ultimi anni si sia attribuito un ruolo sempre più significativo alla genetica come fattore predisponente che insieme ad altri fattori, come quelli ambientali, può contribuire allo sviluppo della malattia.

Nel 5-10% dei casi la SLA è presente nell’anamnesi familiare (SLA ereditaria) ed è legata a varianti genetiche. 

La SLA colpisce entrambi i sessi, sebbene si osservi una leggera predominanza nel sesso maschile.

Mentre il picco dell’età di esordio è tra 58 e 63 anni per le forme sporadiche, per quelle genetiche l’età è fra i 47 e i 52 anni e nelle forme ad insorgenza giovanile (10% di tutti i casi) la SLA comincia prima dei 45 anni.

Oggi, il numero di nuovi casi diagnosticati ogni anno rimane stabile, tuttavia la prevalenza della malattia, ovvero il numero di persone che vivono con la SLA è in aumento.

Questo è dovuto al miglioramento dell’assistenza per il paziente, alle condizioni generali di vita, e ai cambiamenti culturali ed etici riguardanti le scelte di vita quotidiana.

La presa in carico è multidisciplinare, e include una valutazione delle competenze comunicative dell’individuo e la scelta dell’ausilio più adeguato di CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), per favorire una maggiore interazione con l’ambiente esterno, garantendo per una migliore qualità di vita.

 

Sindrome di Coffin Siris

La sindrome di Coffin-Siris (CSS) è una rara sindrome con ritardo mentale, di origine genetica, caratterizzata da una vasta gamma di segni clinici, che vengono classificati in maggiori o minori. 

Tra i segni clinici maggiori vi sono:

  • il ritardo cognitivo (generalmente di grado moderato);  
  • un ritardo dello sviluppo;
  • l’ipoplasia o l’aplasia dell’unghia o della falange distale del 5° dito;
  • un aspetto particolare del viso, con una generale accentuazione dei tratti, che si manifesta gradualmente nel tempo. 

Le caratteristiche facciali distintive comprendono sopracciglia folte, ciglia lunghe, una sella nasale ampia, una bocca larga con labbra spesse rivolte in avanti e anomalie nelle orecchie.

Tra le caratteristiche cliniche minori si trovano:

  • una bassa statura;
  • ritardo della crescita;
  • difficoltà alimentari;
  • microcefalia;
  • problemi oculari come cataratta, ptosi e strabismo;
  • cardiopatie come difetti del setto interventricolare o interatriale;
  • tetralogia di Fallot e pervietà del dotto arterioso;
  • ipertricosi (aumento dei peli) su braccia, viso e schiena;
  • forma e posizione anormale delle orecchie;
  • capelli radi.

Altri segni clinici minori della sindrome di Coffin-Siris sono: l’interessamento neurologico (che può includere malformazioni come la malformazione di Dandy-Walker), agenesia del corpo calloso, crisi epilettiche, ipotonia, sordità, malformazioni genito-urinarie e renali e infezioni ricorrenti. 

I bambini affetti dalla sindrome di Coffin-Siris mostrano un ritardo globale nello sviluppo, coinvolgendo sia le abilità motorie fini che quelle grossolane, oltre all’adattamento sociale e al linguaggio. In particolare, si osserva un ritardo significativo nel linguaggio espressivo rispetto a quello ricettivo.

La causa della sindrome di Coffin-Siris è ancora sconosciuta, tuttavia viene ipotizzata una ereditarietà autosomica recessiva. È presente sin dalla nascita, e ad oggi sono stati descritti oltre 150 casi, confermati dalle analisi genetiche.

Il trattamento è sintomatico, e prevede la terapia occupazionale, la fisioterapia e la logopedia con l’integrazione di adeguati ausili di CAA per migliorare le abilità comunicative e l’interazione.

 

Sindrome di Martin-Bell

La sindrome di Martin Bell, anche conosciuta come Sindrome dell’X fragile (FXS), è una malattia genetica rara associata a ritardo dello sviluppo globale, con disabilità intellettiva lieve-grave, disturbi comportamentali, difficoltà relazionali e dismorfismi caratteristici.

Colpisce principalmente il sesso maschile, mentre è meno frequente nelle femmine. L’incidenza stimata è di circa 1 su 4000 maschi e di circa 1 su 8000 femmine.

Uno dei primi segni clinici è il ritardo nello sviluppo psicomotorio, particolarmente nelle tappe di acquisizione del controllo posturale del tronco dovuto ad ipotonia, ossia una riduzione del tono muscolare e deficit nelle varie attività motorie.

Il disturbo del linguaggio può essere lieve con difficoltà ad apprendere nuove parole o più significativo, con alcuni pazienti che hanno difficoltà estreme o assenza completa della capacità di parlare, sebbene siano in minoranza.

Altri segni possono comprendere:

  • iperattività, impulsività con comportamenti socialmente problematici;
  • problemi di concentrazione, agitazione e disattenzione;
  • difficoltà nell’elaborazione degli stimoli sensoriali;
  • difficoltà nell’apprendimento da gradi moderati a severi.

I disturbi del comportamento possono manifestarsi in forma lieve, con sintomi come paura ed ansia in situazioni nuove e instabilità dell’umore, oppure in forma più grave, con comportamenti aggressivi o manifestazioni simili a quelle dell’autismo.

I comportamenti simil-autistici includono il mancato contatto visivo con altre persone, la difficoltà nei cambiamenti della propria routine e dell’ambiente, deficit nelle interazioni sociali e nella comunicazione e sensibilità tattile aumentata.

Caratteristiche fisiche tipiche includono: viso stretto, fronte ampia e sporgente, orecchie grand, iperestensibilità delle articolazioni delle dita, piedi piatti con pronazione e macro-orchidismo (negli adolescenti e negli adulti maschi). 

Nelle femmine, le caratteristiche cognitive e comportamentali sono generalmente lievi e includono timidezza, ansia sociale e leggeri disturbi dell’apprendimento, pur mantenendo un quoziente intellettivo (QI) nella norma.

La Sindrome dell’X Fragile è, inoltre, associata a diverse condizioni, tra cui ipoacusia correlata a otiti ricorrenti, epilessia (spesso risolta nell’adolescenza) e prolasso della valvola mitrale.

La causa deriva da una mutazione nel gene FMR1, situato sul cromosoma X. Questo gene fornisce le istruzioni per la produzione della proteina FMRP, fondamentale nello sviluppo cerebrale fin dai primi stadi embrionali.

La mutazione impedisce la produzione adeguata di FMRP, portando ai disturbi neurologici e a tutti gli altri deficit associati alla sindrome.

La terapia richiede un approccio multidisciplinare e comprende la terapia psicomotoria, la logopedia, la terapia cognitivo-comportamentale e la terapia occupazionale.

Inoltre, i bambini con X-Fragile possono trarre giovamento dal sostegno scolastico e dall’utilizzo di dispositivi per la comunicazione (CAA).

 

Sindrome di Angelman

La Sindrome di Angelman è una sindrome genetica, caratterizzata da grave ritardo dello sviluppo, che si rende evidente fra i 6 ed i 12 mesi di età e causa disabilità intellettiva e altri segni clinici, tra cui:

  • grave compromissione del linguaggio;
  • deficit dell’equilibrio dinamico;
  • movimenti scoordinati (atassia) con tremori degli arti;
  • iperattività motoria;
  • microcefalia, che si rende evidente dopo i 2 anni di vita;
  • crisi epilettiche che insorgono generalmente entro i 3 anni di vita.

Dal punto di vista cognitivo, le persone con Sindrome di Angelman mostrano tipicamente una disabilità intellettiva grave, raramente moderata, e spesso con una totale assenza di linguaggio espressivo. 

Il loro comportamento è caratterizzato da un sorriso persistente, risate incontrollabili e una sorta di temperamento “felice”; motivo per cui le persone affette vengono definite “Happy puppets”.

Hanno una buona intenzione di stabilire relazioni sociali, con contatto visivo e desiderio di interazione, anche se talvolta in modo non convenzionale. 

In alcuni casi possono presentare difficoltà nell’interazione sociale, soddisfacendo i criteri per il disturbo dello spettro autistico. E poiché condividono comportamenti tipici dell’autismo, come stereotipie motorie e mancanza di linguaggio, vengono talvolta diagnosticati erroneamente come autistici.

La Sindrome di Angelman è causata dall’assenza di una parte del cromosoma 15, specificamente nella regione 15q11-q13. Questa condizione si verifica solo quando la delezione coinvolge il cromosoma 15 di origine materna.

Questo è dovuto a un processo biologico complesso noto come “imprinting”, in cui i geni in questa regione del cromosoma 15 sono attivi solo quando ereditati dalla madre e “spenti” quando ereditati dal padre.

Il trattamento dei sintomi neuropsichiatrici include un approccio riabilitativo che inizia con il miglioramento delle abilità motorie e comunicative.

Poiché molti pazienti mostrano uno scarso sviluppo del linguaggio, i sistemi di Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) sono sempre più adottati per facilitare la comunicazione.

L’uso di tali sistemi può anche contribuire a ridurre comportamenti disfunzionali, come l’aggressività, derivanti dalle difficoltà comunicative.

 

Sindrome di Rett

La sindrome di Rett è una malattia neuro-evolutiva e genetica rara, che si sviluppa quasi esclusivamente nelle ragazze, mentre i maschi sono colpiti raramente.

I sintomi comprendono un declino del linguaggio e delle abilità sociali dopo un periodo iniziale di sviluppo normale.

Infatti, nei primi 6-18 mesi di vita, le bambine con la sindrome sembrano svilupparsi tipicamente, tuttavia successivamente si osserva un brusco rallentamento dello sviluppo della testa e una regressione delle capacità linguistiche e sociali. 

I segni clinici distintivi comprendono:

  • deficit intellettivo generalmente severo;
  • difficoltà di comunicazione;
  • movimenti manuali ripetitivi come torsioni, strofinamenti e strette;
  • difficoltà nella corretta esecuzione dei movimenti (aprassia);
  • incapacità di compiere movimenti intenzionali;
  • goffezza nella mobilità del tronco;
  • problemi di deambulazione, compiuta a larga base d’impianto
  • disinteressamento verso gli altri, verso i giocattoli ed il loro ambiente circostante;
  • irritabilità, caratterizzata da improvvisi pianti o urla;
  • difficoltà respiratoria, con prolungate apnee ed iperventilazione.

Sono frequenti crisi epilettiche e si può incorrere in problemi respiratori e in una compromissione della mobilità, con sviluppo di scoliosi e problemi cardiaci. 

Durante la tarda infanzia e la fase iniziale dell’adolescenza, possono verificarsi lievi miglioramenti nelle interazioni sociali, ma persistono le difficoltà linguistiche e comportamentali.

La sindrome di Rett è causata da mutazioni di diversi geni che influenzano lo sviluppo cerebrale, dove la mutazione nel gene MECP2 rappresenta la causa più comune. 

Attualmente non esiste una cura definitiva per questa sindrome, ma sono disponibili trattamenti volti a gestire i sintomi. 

Il supporto multidisciplinare è fondamentale e coinvolge specialisti come pediatri, neuropsichiatri infantili, logopedisti e fisioterapisti.

Gli interventi si concentrano sul miglioramento delle abilità motorie-cognitive e della comunicazione attraverso un supporto medico continuo, l’esercizio fisioterapico e le sessioni di logopedia con l’integrazione di sistemi e/o ausili di Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA).

 

Iperekplexia ereditaria

L’iperekplexia ereditaria, nota anche come “Malattia dei sussulti familiare”, è una malattia neurologica ereditaria, caratterizzata da un’eccessiva reattività motoria scatenata da stimoli esterni improvvisi (come rumore, luce, tocco o dolore).

Durante questi episodi, i pazienti possono manifestare rigidità muscolare, spasmi violenti o contrazioni muscolari involontarie. I neonati sono a rischio di morte improvvisa dovuta a laringospasmo o insufficienza cardiaca.

L’ipereplexia ereditaria esordisce subito dopo la nascita con spasmi intensi in risposta al rumore e al tatto, irrigidimento del tronco e degli arti, chiusura a pugno delle mani e frequenti episodi di tremore.

Nei primi mesi dopo la nascita, la rigidità muscolare tende a diminuire, ma può persistere un’eccessiva contrazione muscolare in risposta agli stimoli esterni o ad emozioni intense. 

Tra gli altri sintomi della malattia, ci sono:

  • lieve ritardo nello sviluppo motorio;
  • sviluppo cognitivo generalmente nella norma;
  • ipertonia muscolare;
  • rigidità articolare;
  • ritardo nello sviluppo motorio;
  • difficoltà nell’andatura con ricerca di supporto durante il cammino;
  • difficoltà a stare in piedi;
  • convulsioni;
  • difficoltà respiratorie.

Alcuni pazienti possono sperimentare ansia quando si trovano in spazi aperti e continuano ad avere difficoltà nel camminare in modo certo e stabile. 

Tuttavia, nella maggior parte dei casi, questa paura e incertezza nell’andatura tendono a diminuire durante l’adolescenza. 

D’altra parte, la tendenza a reagire improvvisamente agli stimoli inaspettati con sussulti e spasmi persiste per tutta la vita.

L’ipereplexia ereditaria, inoltre, può manifestarsi con sintomi aggiuntivi come l’anemia, l’ipotensione, l’ostruzione delle vie respiratorie, problemi di coordinazione, difficoltà di apprendimento e disturbi del linguaggio.

È causata da una mutazione genetica autosomica dominante del gene responsabile identificato come il GLRA1.

Attualmente, non esiste una cura definitiva per l’Iperekplexia ereditaria. Il trattamento si concentra principalmente su interventi farmacologici per controllare le convulsioni e i movimenti involontari, sulla fisioterapia per migliorare equilibrio, postura e mobilità, e sulla logopedia per favorire il linguaggio e la comunicazione attraverso l’ausilio di strumenti di comunicazione aumentativa alternativa (CAA).

 

Demenza a corpi di Lewy 

La demenza con corpi di Lewy è una malattia cognitiva degenerativa, contraddistinta dalla presenza di aggregati proteici insolubili, chiamati corpi di Lewy, che si formano all’interno di alcuni neuroni cerebrali.

Si tratta del secondo più comune tipo di demenza dopo la malattia di Alzheimer.

I corpi di Lewy sono costituiti dagli stessi aggregati di alfa-sinucleina (una proteina), che si osservano nelle cellule cerebrali dei pazienti affetti da Parkinson.

Questi depositi proteici danneggiano le regioni cerebrali coinvolte nell’attività di elaborazione del pensiero, della memoria e del controllo dei movimenti.

La malattia determina un progressivo declino delle facoltà cognitive di una persona, tipico delle demenze, con dei sintomi lievi nella fase iniziale e una progressione rapida nelle fasi successive. 

Nel dettaglio, la sintomatologia comprende diversi aspetti:

  • problemi di attenzione e vigilanza, comuni e variabili nel tempo, con improvvisi cambiamenti di miglioramento e peggioramento;
  • difficoltà nella percezione tridimensionale e nel giudizio delle distanze;
  • perdita di memoria (più evidente nelle fasi finali della malattia);
  • allucinazioni visive frequenti e consistenti;
  • allucinazioni uditive (meno comuni rispetto alle visive);
  • problemi motori simili a quelli del morbo di Parkinson, come rigidità, rallentamento dei movimenti, espressione facciale vuota, sonnolenza, andatura curva, passo strascicato, equilibrio precario e tremori degli arti;
  • disturbi del sonno con insonnia notturna e sonnolenza diurna;
  • confusione e depressione;
  • problemi di linguaggio e di masticazione/deglutizione (più evidenti nelle fasi avanzate della malattia) che possono portare a complicazioni come polmoniti da inalazione o soffocamento;
  • la malattia coinvolge anche il sistema nervoso autonomo da cui derivano disturbi inerenti la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la sudorazione e la digestione.

La demenza a corpi di Lewy si sviluppa a causa della morte o del malfunzionamento dei neuroni nel cervello. Sebbene vi siano ancora incertezze nella ricerca, gli studiosi ipotizzano che i corpi di Lewy siano responsabili di questo deterioramento neuronale.

Nel cervello dei pazienti con Demenza con corpi di Lewy sono anche presenti le placche di beta-amiloide ed i grovigli fibrillari associati alla malattia di Alzheimer.

Come molte altre demenze, la demenza a corpi di Lewy è una condizione neurodegenerativa per la quale, al momento, non esiste una cura definitiva.

Tuttavia, ci sono trattamenti disponibili che possono contribuire a ridurre i sintomi e migliorare la qualità di vita delle persone affette.

La terapia sintomatica implica l’uso di farmaci per trattare specificamente sintomi come allucinazioni, confusione, sonnolenza, problemi di movimento e dell’umore. 

D’altra parte, la terapia non sintomatica coinvolge approcci come:

  • la fisioterapia per migliorare i disturbi motori e l’equilibrio;
  • la terapia occupazionale per promuovere l’indipendenza e la riabilitazione sociale;
  • la stimolazione cognitiva per potenziare la memoria, il linguaggio e le capacità cognitive
  • la logopedia per migliorare la comunicazione (attraverso l’implementazione di ausili adeguati di CAA) e la deglutizione.