Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), noto anche come Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività, è un disturbo del neurosviluppo che si manifesta durante l’infanzia.

Caratterizzato da difficoltà nel mantenere l’attenzione, da iperattività e da impulsività, l’ADHD può avere un impatto significativo nella vita quotidiana di chi ne è affetto, interferendo  e/o riducendo la qualità sociale e scolastico nei bambini e lavorativo negli adulti. 

In questo articolo affronteremo l’ADHD, analizzando le sue caratteristiche, i sintomi, le cause e le opzioni terapeutiche attualmente disponibili.

 

Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD): le caratteristiche

L’ADHD è un disturbo che solitamente tende a svilupparsi  e manifestarsi già nella prima infanzia, intorno ai 4 anni, diventando di solito più evidente in età scolare con l’inizio della scuola primaria e comunque prima dei 12 anni: in tre quarti dei casi i sintomi continuano fino all’età adulta.

Si stima che l’ADHD colpisca il 5-15% dei bambini, con un’incidenza doppia nei maschi. Tuttavia, si ritiene che il disturbo da deficit di attenzione/iperattività sia sovradiagnosticato a causa dell’impreciso utilizzo dei criteri clinici. 

Il nome, revisionato dall’ultima versione del Manuale Diagnostico e Statistico (DSM-5) riflette l’importanza dell’aspetto di disattenzione del disturbo, così come le altre caratteristiche del disturbo come l’iperattività e l’impulsività

 

Sintomatologia dell’ADHD

Secondo il DSM-5, è necessario che diversi sintomi siano presenti prima dei 12 anni e che durino almeno da 6 mesi in situazioni e contesti differenti. 

Molti genitori segnalano un’attività motoria eccessiva durante gli anni della prima infanzia, ma i sintomi dell’ADHD possono essere difficili da distinguere dall’impulsività, dalla disattenzione e dal comportamento vivace ed attivo tipico dei bambini piccoli. 

Inoltre, i sintomi possono variare da lievi a gravi: attualmente, secondo il DSM-5, gli specialisti che diagnosticano l’ADHD sono tenuti a considerare la gravità del disturbo, classificandolo come lieve, moderato o grave. È importante sottolineare che la gravità dell’ADHD può variare nel corso della vita di una persona.

Il DSM-5 classifica l’ADHD in 3 sottotipi

  • ADHD di tipo disattento;
  • ADHD di tipo impulsivo/iperattivo;
  • ADHD di tipo misto.

ADHD di tipo disattento

I bambini con questo sottotipo non mostrano segni di iperattività o impulsività ma al contrario, hanno difficoltà a mantenere l’attenzione. Questo sottotipo talvolta viene identificato solo tardivamente, quando cominciano ad esserci problemi di apprendimento legati alla disattenzione, Tra i sintomi più comuni, troviamo:

  • Non riescono a prestare molta attenzione ai dettagli;
  • Commettono errori di distrazione;
  • Non sembrano ascoltare;
  • Faticano a seguire le istruzioni;
  • Hanno difficoltà con l’organizzazione e perdono spesso le cose;
  • Evitano o detestano i compiti che richiedono uno sforzo mentale prolungato;
  • Sono smemorati nelle attività quotidiane.

ADHD di tipo impulsivo/iperattivo

È il sotto-tipo meno comune, in questo caso i bambini mostrano un comportamento iperattivo e impulsivo, ma non segni di disattenzione clinicamente rilevanti. I sintomi più comuni sono:

  • Agitano le mani o i piedi o si dimenano sulla sedia;
  • Hanno difficoltà a restare seduti;
  • Corrono o si arrampicano;
  • Hanno difficoltà a impegnarsi in attività in silenzio;
  • Parlano eccessivamente;
  • Danno le risposte prima che le domande siano state completate;
  • Hanno difficoltà a rispettare i turni;
  • Interrompono o si intromettono spesso nei discorsi degli altri.

ADHD di tipo misto

È la condizione più comune in età evolutiva. 

I bambini con questo sotto-tipo presentano un quadro combinato di sintomi di disattenzione e di iperattività-impulsività.

 

Cause e Diagnosi della Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività

Nonostante numerosi studi, le cause esatte dell’ADHD restano al momento sconosciute

Tuttavia, gli studiosi hanno individuato un evidente legame genetico, suggerendo che l’ADHD possa essere ereditario. Svariati studi genetici hanno confermato questa connessione, indicando che il disturbo è il risultato dell’interazione di diversi geni.

Parallelamente, sono emersi altri fattori ambientali in grado di incrementare le probabilità di sviluppare l’ADHD, tra cui l’esposizione a piombo o pesticidi durante la prima infanzia, la prematura nascita o un basso peso alla nascita, e eventuali lesioni cerebrali.

Gli studiosi proseguono nelle loro indagini sulla intricata relazione tra l’ADHD, ambiente  circostante e relazioni. 

È tuttavia fondamentale sottolineare che non esiste una singola causa in grado di spiegare tutti i casi di ADHD, e diversi fattori possono interagire in modo complesso.

È altresì essenziale notare che alcuni fattori (che non fungono da cause dirette dell’ADHD), possono accentuare i sintomi in alcuni bambini:

  • stress familiare;
  • esperienze traumatiche.

L’approccio alla comprensione dell’ADHD è quindi multidimensionale, coinvolgendo sia aspetti genetici che influenze ambientali nel determinarne la complessa manifestazione.

 

Diagnosi di ADHD

Secondo il DSM-5 per fare diagnosi di ADHD, i bambini dovrebbero avere:

  • 6 o più sintomi del disturbo presenti; 
  • manifestazione dei sintomi almeno in 2 contesti differenti (di solito casa e scuola);
  • entità dei sintomi più pronunciata rispetto a quanto previsto per il livello di sviluppo del bambino;
  • presenza dei sintomi per almeno 6 mesi.

La compilazione di questionari sui vari aspetti comportamentali da parte dei genitori e degli insegnanti può aiutare il medico a formulare una diagnosi, in quanto le problematiche comportamentali si dovrebbero manifestare in differenti contesti sociali. 

Il disturbo  ADHD può essere accompagnato, a seconda delle situazioni, dalla comparsa di altri disturbi come ansietà e depressione, disordini comportamentali, difficoltà nell’apprendimento e lo sviluppo di tic nervosi.

 

Terapia e Trattamento

Il trattamento dell’ADHD spesso coinvolge un approccio multimodale, personalizzato in base alle esigenze specifiche di ciascun paziente e in base alla gravità dei sintomi e del loro impatto nella vita sociale e quotidiana. Le terapie maggiormente accreditate sono: 

  • Terapia comportamentale: al fine di insegnare abilità pratiche per gestire i sintomi, migliorare le abilità sociali e sviluppare strategie per affrontare le sfide quotidiane;
  • Terapia farmacologica: generalmente attraverso prescrizioni da parte del medico di farmaci psicostimolanti, con un monitoraggio continuo;
  • Parent Training: al fine di supportare e fornire ai genitori strumenti/strategie di gestione del bambino nei vari contesti della vita quotidiana;
  • Interventi Educativi: attraverso modifiche nell’ambiente scolastico, come adattamenti delle attività, supporti aggiuntivi o piani educativi individualizzati;
  • Supporto Psicologico: per supportare il paziente ad affrontare le sfide emotive legate all’ADHD, migliorare l’autostima e sviluppare strategie di coping.
  • Intervento psicomotorio ,  soprattutto nei bambini più piccoli, finalizzato a sviluppare e consolidare  la tenuta attentiva, il controllo del comportamento, sia nella sua parte impulsiva che iperattiva. 

Dei dati, forniti dall’Istituto Nazionale della Salute americano (NIH), dimostrano che il 70-80% dei bambini con ADHD registra una risposta positiva ai trattamenti, manifestando miglioramenti nella concentrazione, nelle performance scolastiche, nelle interazioni extra-familiari, oltre a una migliore gestione dei comportamenti impulsivi.

In linea generale, il miglior approccio terapeutico dovrebbe derivare da una valutazione approfondita condotta da un team di esperti. Questo consentirebbe di fornire un trattamento su misura, utilizzando il trattamento farmacologico solo dopo un’accurata valutazione per stabilire la sua effettiva idoneità. Inoltre, nei bambini, un eventuale trattamento farmacologico verrà proposto nei casi più compromessi, quando altri interventi non risultano essere sufficientemente efficaci, e le problematiche legate a impulsivitá, iperattività e disattenzione compromettono fortemente il funzionamento del bambino, precludendogli la possibilità di apprendere ed evolvere in modo armonioso.