Il Metodo JASPER è un intervento terapeutico basato sul gioco, specificamente progettato per potenziare le abilità sociali e comunicative nei bambini autistici durante l’età prescolare, ossia entro i 6 anni. 

In questo articolo approfondiremo gli aspetti chiave del metodo JASPER, dalla sua applicazione nell’autismo al suo modello come terapia guidata dai genitori. 

 

Che cos’è il metodo JASPER

Il metodo JASPER, sviluppato nei primi anni del 2000 dalla dott.ssa Kasari, presso l’Università della California, costituisce una proposta all’interno degli interventi di tipo naturalistico ed evolutivo, per bambini con diagnosi precoce di Disturbo dello Spettro Autistico in età prescolare.

Questo approccio si colloca nella categoria delle NDBI (Naturalistic Developmental Behavioral Interventions), trattamenti empiricamente validati, e su base comportamentale, che coinvolgono la co-partecipazione dei genitori e bambino.

L’espressione naturalistico, richiama il contesto dove si svolgono le attività con il bambino, ossia i contesti di vita quotidiana, contraddistinto dall’uso di un linguaggio naturale, uno stile d’interazione giocoso e la preferenza per i rinforzi intrinseci.

L’acronimo JASPER contiene al suo interno quelli che sono i focus principali dell’intervento:

  • Joint Attention, attenzione condivisa;
  • Symbolic Play, gioco simbolico;
  • Engagement, coinvolgimento;
  • Regulation, regolazione e controllo.

Questi elementi rappresentano le componenti core dell’intervento che si concentra sull’incremento, naturale e graduale, delle abilità sociali e comunicative attraverso l’attenzione condivisa, il gioco simbolico, il coinvolgimento e la regolazione.

 

Applicazione del metodo JASPER nell’autismo

L’applicazione del Metodo JASPER nell’autismo è caratterizzata da un approccio integrato e mirato a sviluppare le abilità sociali e comunicative di base favorendo il gioco e l’imitazione in un contesto motivante per il bambino.

Può essere implementato da genitori, insegnanti, terapisti o figure educative e risulta essere efficace anche associato a interventi comportamentali (A.B.A. based). 

Il metodo JASPER può essere agevolmente incorporato nelle routine tipiche della scuola per l’infanzia e nelle attività quotidiane della routine familiare, proprio perché sfrutta le opportunità già presenti nei contesti di vita del bambino per massimizzare l’apprendimento e lo sviluppo sociale.

Nello specifico, le attività di gioco del metodo Jasper, si basano sui fondamenti della comunicazione sociale (incorporati nell’acronimo), ovvero:

Attenzione condivisa

Attraverso routine di gioco che coinvolgono oggetti interessanti per il bambino e che facilitano comportamenti come lo sguardo referenziale e/o gesti come il dare, il mostrare, l’indicare con il dito. 

Gioco Simbolico

Ovvero il gioco del “far finta”, in cui il bambino rappresenta attraverso il materiale che ha a disposizione, qualcosa che non è presente realmente, incoraggiando una maggiore diversità nei tipi di gioco con l’obiettivo di aiutare i bambini ad aumentare la loro flessibilità e il livello di gioco.

Coinvolgimento

Attraverso strategie su come coinvolgere il bambino in modo stimolante, al fine di offrirgli maggiori opportunità di comunicazione sociale e apprendimento.

Regolazione e Controllo

Ovvero la capacità del bambino di gestire il proprio comportamento e le proprie emozioni. Il Metodo Jasper fornisce strategie mirate per affrontare i comportamenti restrittivi e ripetitivi, nonché per superare le sfide associate alla regolamentazione delle emozioni.

Nel metodo JASPER, gli unici materiali richiesti sono giochi e attività appropriati per l’età di sviluppo del bambino.

 

Metodo JASPER nel parent training

Il Metodo JASPER pone una forte enfasi sul parent training, coinvolgendo attivamente i genitori o i caregiver come elementi chiave, per potenziare le abilità sociali e comunicative dei bambini con autismo.

Alcuni studi

Diversi studi confermano l’efficacia del modello JASPER come modello di terapia mediata dai genitori.

In un primo studio randomizzato del 2015 (Kasai et al), 86 coppie genitore-bambino sono state divise in due gruppi

  • un gruppo sottoposto a intervento JASPER mediato dai genitori;
  • un gruppo sottoposto a un tipo di intervento psicoeducativo sul genitore (PEI), senza la presenza del bambino.

Nello specifico, l’intervento JASPER prevedeva un parent coaching attivo, veniva insegnato ai genitori a riconoscere il livello di gioco dei loro bambini, l’uso di gesti comunicativi, l’iniziativa di gioco e comunicazione, la creazione di routine di attività condivise e strategie per mantenere attiva la partecipazione al gioco.

Dopo 10 settimane, i bambini nel gruppo JASPER hanno mostrato miglioramenti significativi in:

  • attenzione condivisa;
  • gioco funzionale;
  • generalizzazione dei comportamenti appresi con altre figure di riferimento, anche a distanza di 6 mesi.

Un secondo studio del 2016 (Gulsrud et al) ha valutato le componenti fondamentali  (core)  del modello JASPER, in relazione ai livelli di partecipazione congiunta del bambino. Le componenti dell’intervento mediato erano:

  • la strutturazione ambientale, come ad esempio minimizzare le distrazioni, avere materiale di gioco appropriato, selezionare nuovi giochi, mantenere l’interazione alla stessa altezza dello sguardo del bambino;
  • la stimolazione a specchio, ovvero l’imitazione da parte del genitore degli atti di gioco del bambino appropriati e funzionali;
  • il prompting, ovvero l’uso corretto di stimoli (fisici, verbali o imitativi) al fine di indurre il bambino a un comportamento desiderato;
  • la comunicazione in relazione, come ad esempio la capacità di imitare ed espandere il linguaggio del bambino e il fornire modelli di linguaggio adatti al suo livello di sviluppo. 

I risultati hanno dimostrato che i genitori che seguono un modello JASPER dimostrano una maggior competenza nell’uso di strategie comportamentali nel tempo e che queste, in particolare la stimolazione a specchio, comportano un aumento della partecipazione congiunta del bambino e del suo livello di gioco. 

Inoltre, sembra che i genitori che manifestano un atteggiamento positivo nei confronti dell’intervento influenzino in modo più significativo la partecipazione congiunta dei loro figli.

Un ulteriore studio del 2014 (Kasari et al) ha messo in relazione l’applicazione del modello Jasper con lo sviluppo del linguaggio nel bambino.

Lo studio è stato condotto su 22 bambini con autismo minimamente verbali (con meno di 20 parole a inizio studio) sottoposti a 6 mesi di intervento JASPER. 

Nei primi 3 mesi i genitori osservavano l’intervento e al contempo venivano istruiti dai terapeuti, mentre nei successivi 3 mesi sono stati incoraggiati a guidare autonomamente la terapia

Durante questo studio, i genitori avevano appreso, strategie proprie del modello Jasper, come ad esempio:

  • utilizzare giocattoli in modo creativo (tenendoli scherzosamente fuori dalla portata del bambino o impiegandoli in modi inaspettati per incoraggiare la comunicazione);
  • ripetere le parole che il bambino cercava di utilizzare durante il gioco.

I risultati dello studio, pubblicati sul Journal of Autism and Developmental Disorders nel 2018, hanno evidenziato un notevole aumento degli enunciati (suddivisi in “richieste” e “commenti”), passando da una media di 4 enunciati all’inizio a 12 enunciati alla fine dello studio.

In conclusione, questi studi ci dimostrano come il modello JASPER nel parent training assuma un ruolo fondamentale.

Possiamo dedurre, infatti, come ogni interazione tra un genitore o caregiver adeguatamente istruito e il bambino contribuisca in modo sostanziale al suo progresso e al suo sviluppo.

BIBLIOGRAFIA

  • Gulsrud (2016) “Isolatingactive ingredients in a parent-mediated social communication intervention for toddlers with autism spectrum disorder” Journal of child psychology and psychiatry 
  • Kasari at al (2015) “Randomized comparative efficacy study of parent-mediated interventions for toddlers with autism” J Consult Clin Psychol. 2015 June ; 83(3): 554–563
  • Kasari et al (2018) “Caregiver Strategy Implementation-Advancing Spoken Communication in Children Who are Minimally Verbal” –J. Autismo Dev. Disordine