La Sindrome di Rett è una rara patologia a carattere progressivo dello sviluppo neurologico che colpisce prevalentemente soggetti femminili e che si manifesta, solitamente, dopo i primi 6 – 18 mesi di vita.

L’incidenza della malattia fra le adolescenti di 12 anni è di 1 su 9.000.

Cerchiamo di scoprire come identificare questa condizione, da cosa è dovuta e come trattarla.

 

Sintomi e diagnosi della Sindrome di Rett

Essendo un disturbo progressivo, i soggetti colpiti dalla Sindrome di Rett mostrano inizialmente una normale fase prenatale e perinatale, ma subiscono una brusca interruzione dello sviluppo seguita da una regressione: in questa fase le capacità precedentemente acquisite, come il linguaggio verbale e l’utilizzo delle mani, vengono meno.

Con il passare del tempo, si possono notare sintomi simili all’autismo e segnali di:

  • diminuzione delle abilità comunicative;
  • denti digrignati;
  • sensazioni di freddo alle estremità;
  • respiro sospeso;
  • anomalie cardiache;
  • stitichezza;
  • movimenti stereotipati delle mani;
  • difficoltà nel mantenimento del peso corporeo.

Oltre a questi primissimi campanelli d’allarme, si può riscontrare anche una lenta crescita della circonferenza cranica – che può sfociare in microcefalia con conseguente ritardo nello sviluppo del cervello. 

Il ritardo di crescita corporea e la presenza di scoliosi possono portare ad una deambulazione spesso non più autonoma e incapacità evidente di controllare i movimenti.

Al fine di classificare al meglio la sintomatologia della Sindrome di Rett, è possibile suddividere questo disturbo in quattro stadi distinti:

  • nello Stadio 1, (caratterizzato da un ritardo dello sviluppo), che solitamente si manifesta tra i 6 e i 18 mesi, dopo una prima fase di sviluppo normale se ne riscontra un lieve rallentamento, espresso da ritardi nel sedersi o nel gattonare, scarso contatto visivo, diminuito interesse per i giocattoli, movimenti di stretta delle mani e ridotta crescita della testa;
  • nello Stadio 2 di regressione, (o fase distruttiva rapida), si verifica una perdita delle abilità manuali finalistiche in precedenza acquisite e del linguaggio parlato. Durante questo stadio, che solitamente si manifesta tra 1 e 4 anni di età, i movimenti intenzionale delle mani vengono persi e sono sostituiti da movimenti come portarle frequentemente alla bocca, lavarle continuamente, batterle o stringere i pugni. Possono manifestarsi anche disturbi respiratori (episodi di apnea e iperventilazione) e deambulazione instabile con movimenti goffi del tronco e difficoltà ad avviare movimenti motori. In questa fase compaiono anche le prime difficoltà nell’interazione sociale e nella comunicazione;
  • lo Stadio 3 chiamato pseudostazionario, inizia tra i 2 e i 10 anni e può durare per diversi mesi. In questo caso, le pazienti sviluppano crisi convulsive, aprassia e deficit motori. In questo stadio della Sindrome di Rett possono diminuire il pianto, l’irritabilità e i disturbi simili all’autismo, ma aumentano l’allerta, le capacità comunicative e l’attenzione e l’interesse per l’ambiente circostante.
  • nel Quarto stadio, che costituisce il deterioramento motorio, i sintomi come scoliosi, debolezza muscolare, rigidità, spasticità e ridotta mobilità possono protrarsi per anni o decenni. La deambulazione e il linguaggio verbale tendono a sparire, quindi diventa predominante l’uso dello sguardo a fini comunicativi.

La Sindrome di Rett non è semplice da diagnosticare, dal momento che i sintomi vengono spesso confusi con quelli di autismo, paralisi cerebrale o ritardo nello sviluppo: solo dopo aver escluso altre patologie, allora, sarà possibile considerare il disturbo – la diagnosi dovrà essere comunque confermata dal test genetico per la ricerca della mutazione del gene MECP2 e di altri geni.

Bisogna, però, sottolineare che l’85% dei pazienti diagnosticati risulta positivo al test genetico, ma non significa che il restante 15% non sia interessato dalla sindrome: è possibile che la mutazione si trovi in un’area del gene MECP2 che non è ancora stata sequenziata, o che sia dovuta ad altri geni coinvolti.

I criteri diagnostici per la Sindrome di Rett, stabiliti dal National Institute of Neurological Disorders and Stroke (NINDS) sono i seguenti:

  • criteri diagnostici principali: perdita totale, o parziale, delle abilità della mano e del linguaggio parlato, anomalie nella deambulazione (tra cui andamento in punta di piedi o camminata instabile);
  • criteri diagnostici di supporto: scoliosi, digrignamento dei denti, mani e piedi freddi e più piccoli rispetto al resto del corpo, sonno anormale, riso e urla anormali, tono muscolare ridotto. Questi sintomi non sono richiesti per una diagnosi precisa, un bambino con criteri di supporto, ma nessuno dei criteri principali non ha la sindrome di Rett;
  • criteri diagnostici di esclusione: patologie che causano sintomi simili, tra cui lesione cerebrale traumatica, sviluppo psicomotorio anormale durante i primi 6 mesi di vita e gravi infezioni che causano problemi neurologici.

 

Sindrome di Rett: ecco le cause

La sindrome di Rett è comunemente causata da una variazione del gene MECP2, (Metil CpG binding protein 2) elemento essenziale nello sviluppo delle funzionalità cerebrali: la mutazione incide sul funzionamento della particella cromosomica, dando origine a forme anormali della proteina o a una sua quantità insufficiente. 

I soggetti di sesso femminile hanno due cromosomi X, mentre quelli maschili hanno un cromosoma X e un cromosoma Y: il gene MECP2 si trova in quello X.

Nelle ragazze affette dalla sindrome di Rett, solitamente, solo uno dei due cromosomi X presenta la mutazione; in questo caso, una parte delle cellule del sistema nervoso utilizzerà il gene difettoso, mentre l’altra ricorrerà al gene normale, producendo quantità adeguate della proteina.

Nei maschi, invece, non esiste una copia aggiuntiva del gene MECP2, quindi la sindrome di Rett si traduce quasi sempre in una morte poco dopo la nascita; in rari casi, alcuni maschi possono presentare una mutazione diversa nel gene MECP2 o una mutazione sporadica successiva al concepimento che può causare disabilità intellettiva e problemi di sviluppo.

La gravità della sindrome dipende dalla percentuale di cellule colpite: se la maggioranza delle cellule ha il cromosoma X difettoso disattivato, i sintomi saranno lievi, ma se una percentuale maggiore di cellule ha il gene MECP2 normale disattivato, i sintomi possono essere più gravi e l’insorgenza del disturbo può avvenire precocemente.

Sebbene la sindrome di Rett sia chiaramente una malattia genetica, meno dell’1% dei casi è ereditato dai genitori.

 

Terapie e aspettativa di vita per la Sindrome di Rett

Al giorno d’oggi, la Sindrome di Rett non ha una cura specifica, ma è possibile gestirne i sintomi attraverso un approccio multidisciplinare composto da fisioterapisti, terapisti occupazionali e logopedisti.

Avvalersi di queste specialità è fondamentale per implementare diversi tipi di abilità, quali:

  • l’auto-aiuto come l’alimentazione e il vestirsi;
  • la mobilità;
  • le deambulazione;
  • la comunicazione.

È possibile ricorrere all’uso di farmaci nei casi di:

  • rigidità muscolare;
  • crisi e disfunzioni respiratorie;
  • attacchi epilettici.

È fondamentale, inoltre, effettuare regolari rivalutazioni in modo da monitorare la progressione della scoliosi, controllare eventuali anomalie cardiache e fornire un corretto supporto nutrizionale per aiutare i bambini a mantenere un peso adeguato.

È importante sottolineare che negli Stati Uniti esistono leggi come l’Individuals with Disabilities Education Act (IDEA), che garantiscono che le scuole pubbliche offrano istruzione gratuita e adeguata ai bambini e agli adolescenti affetti da sindrome di Rett.

L’obiettivo è creare un ambiente scolastico il meno restrittivo possibile, in cui i bambini abbiano l’opportunità di interagire con i coetanei senza disabilità e abbiano pari accesso alle risorse comunitarie.

Inoltre, l’Americans with Disabilities Act e la Section 504 del Rehabilitation Act prevedono disposizioni anche per altri luoghi pubblici.

Malgrado le evidenti sfide derivanti dai sintomi, molte donne affette dalla sindrome di Rett possono ancora godere di una qualità di vita soddisfacente fino alla mezza età e oltre

Vista la natura rara del disturbo, le stime e le conoscenze sulla prognosi a lungo termine e sulla sopravvivenza media sono molto limitate; al momento non è possibile fare stime affidabili sull’aspettativa di vita oltre i 40 anni.