La Sindrome di Angelman è un disturbo genetico raro che porta ad un ritardo nello sviluppo e conseguenti danni neurologici.

Questa patologia, che solo in alcuni casi è ereditaria, può colpire 1 bambino su 15.000 – anche se il numero potrebbe essere più alto, dal momento che la diagnosi non è semplice.

Cerchiamo di indagare le motivazioni dell’insorgenza della Sindrome di Angelman e quali possono essere le terapie in grado di migliorare la condizione dei pazienti.

 

Le cause della Sindrome di Angelman

La Sindrome di Angelman, in circa il 70% di chi ne è affetto, viene causata dall’assenza o dal malfunzionamento di una porzione del cromosoma 15 – da parte materna, quella denominata 15q11-q13.

In un altro 10% dei casi, questa condizione viene favorita dalla mutazione del gene UBE3A; nelle circostanze più rare, invece, la Sindrome può insorgere per via della presenza di due cromosomi 15 da parte paterna.

Esistono anche alcune circostanze che riconducono il sorgere di questo disturbo ad un difetto a carico della regione genetica deputata al controllo dei geni dell’imprinting materno e dell’attivazione di quelli UBE3A.

In altre parole, ogni individuo possiede due set di cromosomi (una ereditato dal padre e l’altro dalla madre): nei soggetti colpiti da Sindrome di Angelman, il gene UBE3A materno non funziona correttamente e determina un’alterazione dell’RNA Messaggero (mRNA).

Questa anomalia va a incidere sul processo di trasporto e montaggio delle catene di proteine: i neuroni, dunque, non producono l’UBE3A (elemento importantissimo per parlare, camminare e eseguire le più semplici azioni giornaliere) innescando i sintomi della Sindrome di Angelman.

Esistono meccanismi meno comuni ma significativi, come la condizione chiamata “disomia uniparentale paterna“, in cui si rileva solo il contributo genetico del padre nella regione critica, presente nel 2-5% dei bambini; tuttavia, fino ad oggi, una percentuale compresa tra il 5% e il 26% dei piccoli non ha ancora ottenuto una diagnosi molecolare.

Nonostante le cause principali di questa condizione siano da imputare ad anomalie genetiche, nella maggior parte dei casi non si tratta di una patologia ereditaria: l’alterazione avviene in maniera casuale durante la formazione delle cellule riproduttive.

 

I sintomi della Sindrome di Angelman

La Sindrome di Angelman, solitamente, fa la sua comparsa verso i cinque/sei mesi portando con sé sintomi come:

  • ritardo nello sviluppo psicomotorio;
  • problemi alimentari, come difficoltà di suzione e/o rigurgito;
  • disturbi motori, quali tremori e mancata acquisizione del controllo posturale;
  • crisi epilettiche.

Proprio quest’ultimo sintomo è uno dei più classici e frequenti nei bambini colpiti da Sindrome di Angelman e può manifestarsi entro i primi 3 anni (ma anche più avanti).

Le crisi epilettiche possono essere di diversi tipi:

  • crisi focale;
  • assenza atipica;
  • crisi atonica;
  • crisi mioclonica
  • stato epilettico non convulsivo;
  • crisi generalizzata tonico-clonica.

A mano a mano che il disturbo progredisce, generalmente verso l’anno e mezzo, si possono riscontrare:

  • assenza di linguaggio;
  • comportamento gioioso con scoppi improvvisi e immotivati di riso.

Le difficoltà cognitive, però, potrebbero essere meno gravi del previsto: in realtà, infatti, il cervello dei soggetti colpiti non è compromesso; i problemi di comprensione riguardano la comprensione linguistica e dipendono principalmente dalla difficoltà di comprendere le parole.

Altri tratti comportamentali dei soggetti colpiti da tale disturbo sono:

  • iperattività;
  • disturbi del sonno e di attenzione;
  • ipereccitabilità.

 

I sintomi fisici, invece, comprendono:

  • dismorfismi al viso, come denti distanziati e bocca ampia;
  • strabismo;
  • scoliosi;
  • lingua sporgente;
  • microcefalia;
  • scialorrea.

Con il passare degli anni, i pazienti affetti dalla sindrome di Angelman possono essere soggetti a:

  • miglioramento del sonno e aumento della concentrazione;
  • diminuzione dell’iperattività (per via dell’aumento della rigidità muscolare).

In alcuni casi, infine, in età adulta c’è il rischio di sviluppare obesità –  e scoliosi poiché la pigrizia motoria può sostituire l’iperattività.

Sindrome di Angelman: aspettativa di vita e cura

Ad oggi, non esiste una cura specifica per la Sindrome di Angelman – ma la ricerca è molto avanzata, anche grazie al fatto che il gene responsabile (l’UBE3A) è già stato identificato.

L’approccio terapeutico, nella gestione della sindrome di Angelman, si concentra principalmente sul trattamento dei sintomi.

Problemi di sonno

Quando, in un paziente che è affetto da Sindrome di Angelman, si riscontrano disturbi del sonno, è possibile utilizzare, ad esempio, la melatonina.

Problemi di alimentazione

Se, nei bambini con sindrome di Angelman, si rivela difficile l’allattamento – per via della difficoltà di suzione – può essere utile ricorrere alle tettarelle.

Per i problemi legati al reflusso gastroesofageo, si possono somministrare idrossido di alluminio e carbonato di magnesio (da raccomandarsi la posizione eretta).

Una buona assunzione di liquidi e una dieta ricca di fibre possono essere rimedi utili contro la costipazione – così come, per prestare attenzione alla dieta, è consigliabile quella chetogenica e incoraggiare il regolare esercizio fisico.

Convulsioni

I farmaci più efficaci contro le convulsioni includono:

  • clonazepam;
  • valproato di sodio;
  • etosuccimide;
  • piracetam;
  • benzodiazepine.

Al contrario, carbamazepina e vigabatrin sono inefficaci e possono peggiorare i sintomi.

Problemi di vista

In caso di sospetto di strabismo, è consigliato il supporto di un oftalmologo, così come la valutazione visiva è sempre indicata per individuare problemi oculari, migliorare l’interazione e altri comportamenti.

Ritardo dello sviluppo

Quando si parla di ritardo motorio e dello sviluppo e scarsa comunicazione attiva, è sempre buona cosa organizzare un programma di intervento precoce, personalizzato e multidisciplinare insieme a:

  • fisioterapisti, che possono consigliare l’uso di plantari;
  • terapisti occupazionali, necessari per favorire lo sviluppo delle capacità motorie, la gestione della postura e la gestione delle contratture;
  • logopedisti, per migliorare la comunicazione verbale e non verbale; anche l’utilizzo di ausili per la comunicazione può essere di grande aiuto.

La prognosi della sindrome di Angelman dipende dalla gravità del danno genetico e dall’efficacia della rieducazione psicomotoria ricevuta: generalmente, si osserva un miglioramento dell’iperattività, delle crisi epilettiche e dei problemi di coordinazione con l’avanzare dell’età (in rari casi, invece, potrebbe verificarsi un ulteriore regresso nello sviluppo).

È importante sottolineare, poi, che la malattia non è degenerativa e l’aspettativa di vita è normale.

Per migliorare e massimizzare le capacità di sviluppo dei pazienti, è fondamentale avviare interventi e valutazioni dello sviluppo fin dall’infanzia – insieme ad  un coinvolgimento attivo dei genitori attraverso incontri familiari e follow-up.

Infine, per prevenire possibili complicanze, è importante valutare e trattare eventuali condizioni secondarie attraverso le sottospecialità mediche appropriate.